Bambino difficile
Ragazzo terribile
Croce di genitori e insegnanti
Questi sono solo tre esempi delle etichette che vengono spesso affibbiate a bambini ed adolescenti che mettono in atto, in maniera continua e sistematica, tutta una serie di comportamenti inadeguati al contesto, le cui caratteristiche più evidenti sono la violazione delle regole della vita sociale, la difficoltà a rispettare l’autorità degli adulti di riferimento e la scarsa considerazione per i diritti fondamentali degli altri e per le conseguenze delle proprie azioni.
Questo tipo di condotte portano progressivamente ad una significativa compromissione del funzionamento del bambino o del ragazzo in ambito familiare, scolastico e sociale, tendono a manifestarsi già durante l’infanzia e sembrano essere statisticamente più frequenti nei maschi rispetto alle femmine.
Secondo il Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali (DSM), edito dalla American Psychiatric Association (APA), le categorie principali dei disturbi del comportamento in età evolutiva e adolescenza sono tre:
Si tratta di modelli comportamentali la cui caratteristica più evidente è la continua violazione delle norme sociali e dei diritti altrui. I sintomi possono essere vari ma i più comuni sono:
La violazione delle regole tende ad essere volontaria, intenzionale e crudele e le statistiche mostrano una correlazione tra disturbo della condotta e delinquenza minorile.
È un disturbo del neurosviluppo, caratterizzato dalla difficoltà a mantenere un livello costante di attenzione e a controllare il proprio comportamento. I sintomi appaiono prima dei 12 anni di età ed i principali sono:
All’interno della classificazione di ADHD si può, a seconda dei casi, distinguere tra situazioni in cui prevale la componente della disattenzione o quella dell’iperattività, ma una certa dose di entrambe deve essere sempre presente per operare una diagnosi in questo senso.
È uno stile di comportamento che si caratterizza con:
Sebbene i bambini, o i ragazzi, diagnosticati come DOP possano essere verbalmente aggressivi, non si riscontrano comportamenti violenti o distruttivi nei confronti di persone, animali o cose, né episodi di furto o inganno, tipici invece dei Disturbi della Condotta.
Riguardo le cause di questi pattern comportamentali, ciò che ci preme sottolineare, al di là di ipotizzate predisposizioni genetiche, è l’importanza dei fattori ambientali nella loro insorgenza.
La ricerca “a monte” è una parte fondamentale del nostro lavoro di psicoterapeuti.
Se si scava nella vita di questi ragazzi, spesso si scopre un mondo di sofferenza, rabbia e frustrazione.
Uno degli elementi più comuni, e secondo noi più decisivi, è la presenza nel sistema familiare di regole ambivalenti, incoerenti e contraddittorie, che impediscono al bambino di sviluppare quel senso di rassicurante fiducia nei confronti degli adulti.
Se a ciò si associa uno stato di tensione familiare perenne e sotterranea, il rifiuto da parte dei coetanei e frequenti ed imprevedibili cambiamenti delle figure di riferimento, è possibile che il bambino, e poi l’adolescente, metta in atto una serie di rigide strategie difensive, volte a contenere l’ansia, la paura e la frustrazione.
L’aumento di condotte impulsive, iperattive e distruttive entra così a far parte di un circolo vizioso in cui i comportamenti inadeguati e l’isolamento sociale si alimentano a vicenda.
Nella nostra esperienza, risultano molto efficaci sia gli interventi terapeutici individuali che il lavoro con la famiglia al completo, volti al superamento di scenari basati su punizioni e rimproveri, con l’obiettivo di accrescere l’autostima, la fiducia reciproca, la capacità di analizzare e monitorare le proprie azioni e la comunicazione di regole chiare e coerenti.